Un montagna qualunque, una valle del cuneese e la prima gita di scialpinismo della stagione. Di Mattia Salvi.
La prima gita della stagione, la sera prima, lo zaino lo trovi, le pelli fai un po’ fatica tra la dispensa e l’armadio, l’ARVA no, l’ARVA è impossibile, ci va un’ora ricordarti dov’è.
La prima gita di stagione la fai giovedì, che cominci a vedere le relazioni su Gulliver e non ce la fai ad aspettare il sabato. Ci provi, ma non ce la fai.
Esci dall’autostrada e guidi in una pianura senza traccia di neve, chi aspetta lo scuolabus ha una felpetta col cappuccio, qualcuno in maglietta. Percorrendo questa pianura hai la sensazione di aver scordato qualcosa, che a certi automatismi tuoi interni va tolta un po’ di ruggine: mi son scordato gli occhiali. Ah, no, ce li ho. Ho preso i guanti? I bastoncini?
La prima gita mentre risali in vallata speri che la neve cominci almeno dove pensavi di posteggiare. I larici sono ancora arancioni smascherando i loro infiltrati nelle abetaie e i loro aghi stan per terra a sporcar le pelli.
La prima gita la neve in basso è bagnata e ti fa lo zoccolo a salire, la prima gita t’ha colto di sorpresa, non hai sciolinato e ti fa lo zoccolo a scendere. Quando sei in cima, la prima gita, che attacchi i talloni, ti senti un po’ goffo.
La prima gita se fosse una gita di metà stagione sarebbe una gita niente di che, con la crosta in alto, la pappetta in basso e le spellature sui colli, ma quattro mesi di astinenza, quattro mesi senza salire e scendere con gli sci, sono il miglior metamorfismo che la neve possa subire, altro che firn, powder o farina pressata.
La prima gita ti vanti con l’amico che l’hai fatta prima di lui, la prima gita l’amico ti dice che andar fin là, per quella neve lì, ha preferito andare all’ Ikea. Tu comunque non ci credi, sai che gli rode, sai che avresti risposto uguale, sorridi e te ne vai.
La prima gita arrivi in cima e indichi cento monti che vorresti salire questa stagione, il socio ne indica mille che ha salito lo scorso anno.
La prima gita è andata, ora vediamo di fare le altre.
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  di Mattia Salvi 
  DI MATTIA SALVI
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